Ammontano a 12 i formulati commerciali attualmente registrati contro le malattie di post raccolta, ovvero quelle tipiche della frigoconservazione. Nello specifico, questi prodotti sono autorizzati contro Gloeosporium spp., agente patogeno del cosiddetto marciume lenticellare.
Altre sono poi le malattie da controllare con gli appositi fungicidi prima di staccare i frutti dagli alberi, ovvero, Penicillium spp., Alternaria spp., Monilia spp. e Botrytis cinerea.
La lenticella al centro. Questo è il motivo alla base del nome, dal momento che le macchie di marciume sono "centrate" su una lenticella del frutto. L'area compromessa, di forma circolare e dal colore bruno, raggiunge facilmente dimensioni fra i due e i quattro centimetri, tanto che la malattia è anche nota con il nome di "occhio di pernice".
All'interno della mela la polpa assume una colorazione bruna, mentre la consistenza dei tessuti cala progressivamente all'avanzare dei sintomi. Nel frattempo, sulla superficie dei frutti iniziano a comparire delle pustole biancastre, dalle quali verranno sparsi i conidi del fungo per le successive infezioni.
Il patogeno vivrà poi in forma saprofitica sulle porzioni morte delle piante, soprattutto sui frutti colpiti e caduti in stato avanzato di marcescenza.
Gli attacchi di Gloeosporium avvengono soprattutto a fine estate e inizio autunno, epoca di raccolta delle mele. Ciò perché è in tali settimane che le temperature calano e aumenta l'umidità. Anche le piogge contribuiscono alla diffusione del patogeno, dal momento che insieme a nebbie e rugiade mattutine favoriscono il ciclo infettivo della malattia.
I danni non sono però visibili immediatamente, poiché il patogeno resta latente nei frutti per diverse settimane, rivelandosi appieno solo un paio di mesi dopo la raccolta. Cioè proprio in fase di frigoconservazione.
A patirne particolarmente è una varietà icona in frutticoltura, ovvero la Golden Delicious, sebbene si mostrino sensibili anche Red delicious, Annurca e Pinova. In condizioni climatiche particolarmente fresche e umide, però, anche altre varietà di melo a raccolta autunnale possono essere interessate da queste infezioni, come per esempio Goldrush e Pink Lady.
Al fine di prevenire lo sviluppo della malattia si può intervenire in campo, prima della raccolta, con alcuni specifici fungicidi.
Al momento sono disponibili 12 formulati che riportano espressamente in etichetta Gloeosporium, alcuni basati su una sola sostanza attiva, altri su due, come per esempio quelli contenenti pyraclostrobin e boscalid (Bellis), oppure tebuconazolo e fluopiram (Luna Experience).
Anche due "vecchie conoscenze" dei frutticoltori presentano formulati autorizzati contro questa patologia, ovvero ditianon (Delan 70 WG) e captano, quest'ultimo con cinque formulati: Captain 80 WG, Khapo 80 WG, Merpan 80 WDG, Sarcap 800 e Tetracap 80 DG.
Più recenti dei due senatori sopra menzionati, ma da tempo standard di riferimento anch'essi, vi sono poi fludioxonil (Geoxe) e pirimetanil (Scala).
Due sono le soluzioni impiegabili in agricoltura biologica, ovvero Aureobasidium pullulans DSM 14940 e 14941 (Blossom Protect New) e laminarina (Vacciplant).
Gli ultimi prodotti citati non presentano alcun intervallo di sicurezza, al contrario dei formulati che contengono le sostanze di sintesi precedentemente elencate.
Per esempio, fludioxonil permette un intervallo di sicurezza di soli tre giorni, mentre pirimetanil e la miscela pyraclostrobin/boscalid ne richiedono sette.
Questi salgono poi a 14 per la miscela tebuconazolo/fluopiram e a 21 per chi avesse scelto formulati a base di captano. Necessario invece fermarsi a 42 giorni dalla raccolta in caso si utilizzino formulati contenenti ditianon.
Di per sé tale scaletta temporale potrebbe significare poco, dal momento che la lotta al Gloeosporium può benissimo iniziare a 42 giorni dalla raccolta e terminare il giorno prima della stessa. Basta cambiare formulato.
Facile a dirsi, meno a farsi, poiché i capitolati di alcune catene di grande distribuzione non accettano frutti con più di quattro differenti sostanze attive contestualmente presenti come residui, anche se tutti nella norma. E ciò indipendentemente dai valori riscontrati e dalle sostanze rinvenute. In estrema sintesi, puro marketing del senza.
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Quindi, i frutticoltori sono obbligati a fare i conti anche con questo esecrabile slalom commerciale, complicandosi molto la vita a fronte di richieste che nulla hanno a che vedere con la salute dei consumatori né con l'ambiente.
Patogeni e resistenze ringraziano.
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